domenica 22 aprile 2012

La società della proibizione

Se scettico è colui che non accetta a priori ciò che gli viene imposto, ecco che la presenza di numerosi tabù e proibizioni morali all’interno della nostra società dimostrano in maniera incontrovertibile quanto gli uomini siano ancora lontani dal raggiungimento di una forma mentis scettica. Possibile che le moderne società si fondino su proibizioni, piuttosto che su concessioni? Ogni aspetto della vita, ormai da molto tempo, risulta fondata sul non si deve, piuttosto che sul si deve; ma per quale motivo un comportamento dovrebbe essere morale e giusto solamente se fondato sulla rinuncia? Già Nietzsche condannava i valori antivitali, imposti nella fattispecie dal Cristianesimo, affermando che la morale dei signori fosse stata lentamente ma inesorabilmente sostituita dalla cosiddetta morale degli schiavi. Egli sosteneva che a valori vitali come la forza, il coraggio e il vigore fisico, i sacerdoti avessero contrapposto valori nei quali potessero essere competitivi: valori antivitali fondati sulla rinuncia, come il sacrificio, l’elemosina e la castità. La società, con l’intensificarsi dell’influenza religiosa, ha accettato ossequiosamente questi nuovi valori, non domandandosi se effettivamente essi fossero più validi e legittimi dei precedenti. Li ha accettati e basta. Anche Onfray esprime oggi una ferma condanna nei confronti dell’antivitalità dilagante, promovendo, al contrario, valori vitali, che contrappone ai dogmi e alle proibizioni dell’autorità, nella fattispecie religiosa. L’autorità, del resto, di qualunque natura sia, da sempre trae giovamento dal rendere mansueta e totalmente accondiscendente la popolazione sottoposta. Questa resa incondizionata dinnanzi agli ordini superiori, religiosi o politici che siano, ha di fatto creato una popolazione la cui morale è fondata su valori antivitali:la rivolta, la ribellione, la sessualità hanno così assunto una connotazione negativa all’interno della società, di tutte le società, di tutte le religioni. Non pare più possibile mettere in discussione la validità dei precetti sui quali le moderne società si fondano. E così il potere e la religione non trovano ostacoli nell’affermare i propri dettami e nell’imporre le proprie regole, generando così una moltitudine sottomessa e prigioniera di tutto ciò che si è voluto imporre come giusto. L’uomo, al contrario, dovrebbe mettere in discussione tali regole, nonché dubitare della genuinità della miriade di proibizioni di cui oramai gli uomini sono vittime. Come possiamo infatti essere certi che ciò che è meglio debba necessariamente essere antivitale? Chi può dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio che l’unico modo per essere virtuosi debba essere quello di obbedire? Potrebbe essere vero, potrebbe essere parzialmente vero ma, molto probabilmente, potrebbe anche non esserlo.