giovedì 27 settembre 2012

Stato ed equità

Il concetto di Stato implica, in primis, il concetto di equità dal quale, peraltro, non potrebbe prescindere: se infatti riconosciamo che il concetto di Stato presuppone quelli di condivisione e cooperazione, appare logico che i rapporti tra i suoi membri debbano essere regolati secondo un principio di equità, altrimenti l’individualismo umano prenderebbe il sopravvento dando origine ad una vera e propria lotta per la sopravvivenza in cui i concetti di partenza scomparirebbero. Questa equità dev’essere garantita dalla giustizia, che ha il compito di regolare i rapporti tra i membri appartenenti all’entità statale, garantendo una legittima distribuzione dei privilegi e tutelando l’interesse collettivo attraverso la tutela dei singoli che ad essa appartengono. John Rawls, tra gli altri, nel suo illuminante Una teoria della giustizia offre un’acuta disamina su tale concetto, prendendo come punto di partenza la teoria contrattualistica elaborata da Rousseau, il quale ipotizzava una presunta o comunque ideale situazione di partenza in cui gli esseri umani, privi di un qualunque ordinamento o gerarchia, si sarebbero accordati in maniera appunto equa, stipulando un contratto sociale nel quale stabilivano razionalmente gli onori e gli oneri dei singoli, in modo tale da poter giovare alla comunità in maniera eguale e di poter beneficiare equamente degli onori che tale associazione avrebbe comportato. Questa equa situazione iniziale, presunta o ideale, ci offre un chiaro esempio di ciò che si deve intendere con il termine equità, ossia ciò che dovrebbe costituire il punto di partenza di una qualunque società umana.