martedì 7 febbraio 2012

La società contemporanea

La società contemporanea si differenzia da quelle del passato, essenzialmente per il fatto che, oggi, l’uomo riconosce come valore un qualcosa che, tempo addietro, non veniva definito come tale. In realtà, semplificando il discorso, per l’uomo i valori sono mutati. Detto che risulta impossibile definire oltre ogni ragionevole dubbio ciò può essere inserito nell’insieme dei cosiddetti valori, l’uomo moderno rifiuta di mettere in discussione ciò che può essere realmente ricondotto in tale raggruppamento, preferendo accettare passivamente e di buon grado ciò che il sistema ha oramai stabilito. Sono caduti i tabù e le proibizioni, non esistono più i limiti, la vita umana pare valere meno dei beni materiali e di conseguenza anche i cosiddetti nuovi valori si sono adattati ad una società che non fa altro che imporre modelli da seguire, senza che questi siano il frutto di un’accurata analisi scettica. I valori non esistono, poiché essi sono imposti dalla società che però, essendo per sua natura mutevole, non può generare nulla di universale ma solamente frutti mutevoli e quindi effimeri. L’uomo, per sua natura, tende a considerare come valore ciò che lo rende meritevole di stima e che, quindi, lo avvantaggia; in virtù di questo la società, emanazione dell’essere umano, non solo tollera ed eleva a valore, un qualcosa che non possiede il benché minimo barlume di universalità ma esalta, invita a seguire ed impone comportamenti per nulla giovevoli alla comunità quanto piuttosto lesivi per essa. Basti pensare al denaro, alla bellezza, alla continua corsa all’apparenza; falsi miti creati ad arte per arrecare vantaggio alla ristretta minoranza che, grazie ad essi, si può avvantaggiare. Un’analisi scettica consentirebbe di comprendere quanto quello che oggi chiamiamo valore sia in realtà, semmai, un obiettivo da raggiungere, non un punto cardine sul quale fondare la società. L’uomo dovrebbe capire che non necessariamente quello che ci viene proposto dev’essere accettato ossequiosamente, ma dev’essere analizzato, messo in dubbio e, se necessario, ridimensionato. Ciò non avviene poiché l’essere umano non dubita, non si interroga e, così facendo, ha creato una società schiava dei governi, delle istituzioni, dell’economia, delle mode. L’uomo oggi non è protagonista della società, non è protagonista della propria vita; ciò perché ha fatto dell’accettazione la propria Filosofia, smettendo di dubitare, non mostrando più alcun interesse verso la ricerca di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, verso la ricerca di ciò che, universalmente, è vero o falso.

5 commenti:

  1. Si potrebbe affermare, in via ipotetica, che la società contemporanea in questo periodo sia oggetto di questo fenomeno anche e magari soprattutto a causa della crisi di fede occidentale? Cioè quello che intendo chiederle, se la nostra società fosse più simile come integrazione religiosa, ad una realtà mediorientale, dove la religione è intrecciata con la società e non messa in disparte, questo periodo che viviamo sarebbe soltanto minimizzato, non cambierebbe nulla o addirittura non si sarebbe mai verificato?

    -Jan

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Jan, ti ringrazio per la domanda e per il fatto di essere diventato un lettore fisso del blog.
      Per risponderti: a mio parere la disaffezione religiosa non è la causa di tale degenerazione, poichè, come ho già scritto, non possiamo essere certi dell'assoluta validità dei precetti religiosi, in quanto la loro accettazione parte necessariamente da una convinzione preconcetta la cui fondatezza non è in alcun modo dimostrabile.
      Ritengo più semplicemente che l'uomo, da sempre nell'impossibilità di postulare valori, nella società contemporanea abbia mitizzato ciò che non solo non è un valore, ma che anzi ne rappresenta l'antitesi. In altre parole, la continua ricerca dell'affermazione soggettiva, ha soppiantato in maniera forse definitiva la ricerca dell'affermazione comune; ora, se un valore per essere riconosciuto come tale deve possedere universalità, è evidente come la mitizzazione dell'affermazione dell'individualità e del "mors tua vita mea", non possa generare una società sana.

      Elimina
  2. Sottoscrivo!
    La mia speranza è che il peggioramento della qualità di vita per una fetta significativa della popolazione porti ad una maggiore consapevolezza dei danni causati dall'individualismo spinto. Penso che qualcosa di simile stia già in parte accadendo.
    Spero allo stesso modo che si senta la necessità di ristabilire il concetto di limite.. e concordo con lei nel riscontrare l'annacquamento diffuso della coscienza critica!
    Complimenti per il post.

    RispondiElimina
  3. Io non mi riferivo ai concetti religiosi per quanto riguarda la veridicità o meno della religione stessa. Più che altro guardo alla religione come ad un mezzo per contenere lo straripante individualismo dell'uomo, laddove egli cerchi di piegare gli altri pur di affermarsi, in quel frangente, la religione è un mezzo di contenimento. A prescindere o meno dall'effettiva validità o meno dei suoi precetti. Essa è nata come un "instrumentum regni" e solo successivamente ha assunto connotati diversi, io vedrei l'uso della fede più che un materiale di controllo del sovrannaturale come uno strumento di controllo degli istinti dell'uomo qualora esso stesso non sia in grado di controllarli e si arrivi alle attuali condizioni contemporanee.

    -Jan

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che la religione sia uno strumento per controllare e veicolare le masse è fuori di dubbio. In questo senso la laicizzazione della società ha portato necessariamente ad un allontanamento dai precetti cristiani propagandanti l'amore e la fratellanza, hai ragione; non lo vedo però come un aspetto necessariamente negativo, in quanto, tali dettami, come detto, non sono oltre ogni ragionevole dubbio accettabili come validi. Il conseguente individualismo ha portato logicamente alla creazione di una società nella quale gli uni tendono a sopraffare gli altri, senza tener conto del bene collettivo. In definitiva, hai ragione, a mio parere, quando sostieni che l'allontanamento dell'uomo dalla religione abbia portato ad un dilagante individualismo se intendiamo la fede come un giogo in grado di far sottostare gli individui a rigidi precetti. Ciò fa riflettere, in quanto dimostra quanto l'essere umano sia ancora molto lontano dal raggiungimento della pacifica coesistenza e quanto, quindi, ad oggi, necessiti di un giogo morale.

      Elimina