martedì 31 luglio 2012

L'Etica del contesto

La necessità di un dialogo tra la Filosofia politica e la Filosofia morale è, da sempre, fin troppo evidente, quasi naturale; non potrà mai esistere una valida teoria politica che non contempli dei precetti etici. Come detto, la teorizzazione di una Morale universale è impossiblie, poichè essa dovrebbe scaturire da un'entità immacolata e superiore cui l'essere umano dovrebbe volutamente subordinarsi, riconoscendole tale superiorità. Ciò è impossibile per il fatto che, nella società umana, un'entità con tali caratteristiche non esiste e, da un punto di vista trascendente, non esistono dimostrazioni valide oltre ogni ragionevole dubbio. I limiti della morale, però, non ne ridimensionano l'importanza, in quanto, come detto, essa concorre alla realizzazione e al sostegno della piramide sociale. Nel mondo esistono realtà socio-culturali molto differenti tra loro che, peraltro, non accetterebbero i dettami di una morale universale; ecco quindi che la Filosofia morale avrà il compito di teorizzare la cosiddetta Etica del contesto, un insieme di precetti morali, cioè, validi non per tutti, ma solo per un preciso gruppo di persone appartenenti ad un preciso contesto socio-culturale. Si verranno così a creare numerose etiche del contesto, destinate a regolare la vita morale di detrminati gruppi politicamente organizzati. Tali precetti, necessariamente, dovranno essere figli della realtà umana cui si rivolgono, dovranno cioè tener conto del contesto socio-culturale cui sono indirizzati.

1 commento:

  1. Buongiorno,
    più che un commento è una domanda.
    Se ho ben capito, il quesito che mi sorge è il seguente. Quali tipi di relazioni si avranno tra i diversi "contesti etici"? come potranno, in altre parole, i gruppi portatori di un'etica differente relazionarsi gli uni con gli altri? Ammettiamo, infatti, come premessa, che avendo riguardo ai contesti socio-culturali, che sono in tutta evidenza diversi nelle varie parti del mondo, l'etica sarà necessariamente differente; ne nasce quindi la possibilità che le etiche potranno avere dettami tanto dissimili da non poter essere ridotti ad un comun denominatore accettato da tutti i gruppi; da ciò un conflitto (o, quanto meno, una possibilità più che verosimile di conflitto).

    Federigo degli Alberighi

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