domenica 18 dicembre 2011

Elogio dello scetticismo

Oggi tutti appaiono sicuri di tutto, tutti ritengono di possedere la verità nelle proprie tasche ma si sbagliano. E si sbagliano di grosso. L'uomo non sa o comunque sa molto poco e, del resto, ai grandi interrogativi non può rispondere; altrimenti questi non sarebbero tali. Ogni uomo deve ricercare le grandi verità dubitando, assumendo una posizione scettica riguardo qualunque quesito, non postulare verità se non quando le può dimostrare o negare oltre ogni ragionevole dubbio. Chiunque si erga a custode della verità, consciamente o inconsciamente sbaglia, poiché solo l’evidenza è affermabile con sicurezza assoluta. La posizione scettica è la più intelligente e acuta possibile, oltre che l’unica, in quanto riesce a farci prendere coscienza dell’unica verità indiscutibile: l’evidenza. Questo scetticismo non è da confondersi con il so di non sapere socratico, che vedeva nella consapevolezza della propria ignoranza il punto di partenza per ogni analisi o discorso filosofico; l’individuo non deve partire dalla propria ignoranza ma da ciò che sa, da ciò che conosce. Solo da quello. Dobbiamo quindi partire dalla nostra conoscenza, che può essere anche molta ma necessariamente è ristretta al campo dell’evidenza. Spingersi oltre, postulare verità senza poterle dimostrare rigetta l’uomo nell’oblio dell’ignoranza. Tutto può esistere, certo; ma in realtà esiste solo ciò che può essere dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio. Negare l’esistenza di qualcosa che non vediamo, per certi versi equivarrebbe ad affermare l’esistenza di qualcosa che non vediamo, infatti se non si può affermare che un qualcosa esiste senza dimostrarlo, è altrettanto vero che non si può negare l’esistenza a priori di un qualcosa che non ci risulta evidente, poiché potrebbe esistere a prescindere dalla nostra incapacità di rendercene conto.
Il dubitare, del resto, non parte dall’ignoranza ma al contrario dalla sapienza, sapienza di ciò che sappiamo. Di tutto ciò che non è dimostrabile, non dobbiamo escludere l’esistenza, poiché equivarrebbe al gesto dello struzzo di ficcare la testa sotto la sabbia; gli uomini non sono struzzi e per tale motivo, ciò che non è dimostrabile deve generare in noi il molteplice dubbio: potrebbe essere/potrebbe non essere, potrebbe esistere/potrebbe non esistere, Sarebbe infatti sbagliato credere a ciò che non può essere dimostrato, allo stesso modo in cui sarebbe errato, proprio per tale motivo, escluderlo. Se potessimo ritornare indietro nel tempo e ci trovassimo catapultati nel Medioevo e chiedessimo a un passante se sia possibile per l’uomo volare, ci risponderebbe con sicurezza in maniera negativa, non esistendo all’epoca dimostrazioni relative a tale possibilità; rispondendo di no, comunque, sbaglierebbe, poiché, come oggi ben sappiamo, il volo è possibile. Se il nostro amico medioevale rispondesse invece di non escluderne la possibilità, risponderebbe nella maniera corretta. E la Storia, come sappiamo, gli darebbe ragione.

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