domenica 11 dicembre 2011

La morale

Che cos'è la morale? A questo quesito la Filosofia, da sempre, tenta di dare una risposta. E' forse l’insieme dei comportamenti dettatici dalla religione verso cui siamo ossequiosi? O forse l’insieme delle regole dettate dall’autorità detentrice del potere temporale? O meglio ancora ciò che non lede agli altri? Nulla di tutto questo. Di fatto, per l’impossibilità nel dare una risposta certa, la morale non può essere delimitata entro precisi confini. Ma analizziamo più a fondo il problema. Se un comportamento morale fosse un comportamento dettato dalla religione cui un individuo appartiene, ecco che egli si potrebbe quindi comportare di conseguenza, non prima però, di aver dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio l’esistenza dell’entità da cui la morale promanerebbe ma ciò, come sappiamo, non è possibile. Se la morale fosse un qualcosa di scaturente dall’autorità governativa, ecco che bisognerebbe riconoscere ad essa qualità superiori a quelle della moltitudine ma anche questo sarebbe impossibile. Quali strumenti avremmo infatti per reputare oltre ogni ragionevole dubbio il sovrano, il principe, il governo come un’entità superiore in grado di indicare i comportamenti retti e migliori per tutti? Potremmo escludere categoricamente un interesse da parte dell’entità promanante o potremmo in maniera assoluta ritenerla giusta? Certamente no. Non sta in piedi neanche la teoria secondo cui sarebbe morale ciò che non lede agli altri, poiché in questo caso, un suicidio sarebbe da reputarsi morale in quanto non lederebbe al prossimo. Non è possibile, quindi, stabilire ciò che è realmente morale, possiamo e dobbiamo invece, chiederci se ciò che ci viene proposto come tale sia effettivamente la Verità oppure se, al contrario, non lo sia.

1 commento:

  1. Credo che, almeno riguardo al nostro paese, la religione cattolica abbia abbastanza pesantemente (anche in modo inconscio o lavorando dal "sottosuolo")mosso la mente del popolo, abbia insomma creato una forma di morale che predica bene e razzola male, il popolo italiano ne è vittima in parte consapevolmente e in parte no. L'essere umano credo non sia in grado di porsi una semplice e onesta domanda ossia "Se compio quest'azione vado a ledere un mio simile"? Se lo facesse molte cose andrebbero diversamente, ecco dunque che la libertà del singolo (la sua libera scelta "figlia" della sua personale morale)va a cozzare o a ledere la libertà di un altro soggetto, quindi a render danno alla morale di un secondo che, a sua volta, sarà dannoso per un terzo...e così via. Ecco allora che - kantianamente e senza scomodare inquisitori dostoevskijani - è vero che l'uomo necessita di un padrone ma è vero anche che non ha le armi per scegliersi un giusto padrone. Una sana e utopica morale comune sarebbe giusta, ma quanto poi essa non rischierebbe di sfociare in una sorta di (sussurrata, spuria, non dichiarata) dittatura o di monarchia illuminata? Si potrebbe certo discorrere sulle positività e negatività di ogni forma di governo, questo è vero. L'arma a doppio taglio che pone la morale del singolo come antecedente di una sua soggettiva libertà di scelta diventa assolutamente pericolosa se quella morale danneggia un'altra morale. Ritorno a dire che forse c'è un'incapacità umana (antropologico-culturale) che non permette all'uomo di interessarsi al suo simile in modo sano e senza pensare al "cosa avrò in cambio". In Italia poi, tutto ciò viene esasperato da una concezione plastificata della realtà e della vita.
    Con stima
    Giuseppe Ceddia

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