mercoledì 14 dicembre 2011

La società dell'obbedienza

La nostra società risulta essere quanto mai fondata sulla passiva accettazione delle imposizioni, un ossequioso e aprioristico subire, un continuo e ridondante obbedire anche alle più inique e ingiuste imposizioni. Ogni aspetto della vita umana è fondato su tale sistema, un sistema frutto dell'ignoranza collettiva. Nessuno si pone domande, non ci si interroga se ciò che ci viene imposto sia giusto oppure sbagliato, si accetta e basta. Sempre e comunque. La società ci impone religione, politica, costumi e noi accettiamo tutto non ponendoci la benchè minima domanda sulla legittimità di tali imposizioni. L'uomo si sta spersonalizzando, si sta uniformando alle regole dettate da un sistema che gode nel vedere realizzato il proprio esercito di cloni obbedienti. Occorre avviare un processo volto a riaffermare l'essenza del singolo che, quindi, emancipandosi dalla condizione di vittima, assurgerebbe al ruolo di protagonista di una società che ora più che mai lo sta travolgendo con la forza di un fiume in piena. Gli uomini debbono ricominciare a porsi interrogativi, a ricercare risposte, a seguire la propria indole e le proprie inclinazioni, mettendo in discussione, qualora fossero inique, tutte le imposizioni promananti dall'alto. Fintanto che l'uomo accetterà a priori tutto ciò che gli verrà imposto, non potrà lamentarsi della propria condizione ma soltanto compiacersene, in quanto essa, non sarebbe altro che la logica conseguenza di un comportamento intellettualmente ignorante.

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